giovedì 25 ottobre 2007

"....Vargàs?"

Dove lavoro è da sempre in voga regalarsi libri per Natale. Io, da un paio d’anni, ho cambiato la mia regola, ho regalato per un anno musica e, poi, sono passato alle scorze d’arancio ricoperte di cioccolato. Non ricordavo più i libri che avevo regalato e a chi, punto primo, e, secondo, non sopportavo vedere i libri da me regalati mescolati insieme alla rinfusa, tanto da sentire dire mesi dopo ‘Claudio, bello quel libro che mi hai regalato di Andrea De Carlo…’ mentre quel libro in realtà lo avevo regalato io, non Claudio. Né io né Claudio, d’altra parte, amiamo imbrattare i libri che regaliamo con una dedica autografa, pare.
In ogni caso, a Natale scorso ricevo un paio di gialli, tra cui un Fred Vargas. E’ una donna, mi si dice.
Il libro è ‘Chi è morto alzi la mano’, lo porto in vacanza st’estate e, al quarto romanzo breve che leggo, viene il suo turno. Intressante, carino, piacevole.

“… Vargàs?” (con l’accento sull’ultima a, determinato e speranzoso).
“Sì, l’ho letta. (sguardo incerto, senza sbilanciarsi). Insomma, sì, mi è piaciuto” (con scarsa convinzione).
“Quale hai letto?”
“Ho letto ‘Chi è morto alzi la mano’, quello con quel personaggio strano, sì…”.
“Ah. Lei è bravissima, deliziosa con tutti quei riferimenti alla letteratura francese. Dovresti leggere anche gli altri e, sai, andrebbe letta in francese, i suoi romanzi risulterebbero ancora più belli”.
“In francese….” (sospirando).

La Vargas è di moda. Questo dialogo in tram che, appena entrato in scena il suo nome, ho iniziato ad origliare trattenendo a stento il sorriso me ne ha dato conferma ancor più delle pile dei suoi romanzi che trovo ogni volta che metto piede in una megalibreria o che vedo esposti in vendita nelle migliori edicole di giornali.
Odio i fenomeni culturali di moda. Però ho comprato il suo ‘Parti in fretta e non tornare’ che, mi dicono sia migliore dell’altro e mi accingo a leggerlo. Vi terrò aggiornati.

lunedì 22 ottobre 2007

Atti vandalici


Il primo di questi eventi, l'impacchettamento del Reichstag da parte di Christo, è universalmente riconosciuto come arte. Il secondo, invece, è unanimamente ritenuto un semplice atto vandalico.
Il perché di questa sostanziale differenza sembra sfuggirmi.







giovedì 4 ottobre 2007

‘Il complesso Baader-Meinhof’


Ho ancora nella memoria ‘Anni di piombo’ (‘Die Bleienezeit’, 1981) di Margarete Von Trotta, il film intimista isprato alle vite di Christiane Ensslin e di sua sorella Gudrun che il 18 ottobre del '77 morì impiccata nel carcere di Stammheim contemporaneamente ad Andreas Baader, il suo uomo, suicida con colpo di pistola.

Erano giorni caldi per il terrorismo e la Germania, quelli del rapimento da parte della R.A.F. del presidente degli industriali tedeschi Hanns-Martin Schleyer (poi ucciso dai rapitori), quelli del blitz dei caschi di cuoio tedeschi in Somalia, per liberare gli ostaggi del Boeing 737 dirottato a Mogadiscio dagli stessi in una joint venture con un gruppo terrorista palestinese. La Baader Meinhof ne uscì annientata e non è stato mai chiarito se si sia trattato di un suicidio politico o di omicidio di stato.

E’ proprio questa la domanda finale e decisiva cui dovrà dare risposta il nuovo film sulla storia della Rote Armee Fraktion che si appresta a girare Uli Edel (quello di ‘Christiane F.’) su una sceneggiatura tratta dal libro di Stefan Aust, direttore oggi di Der Spiegel, intitolato, come pare sarà anche il film, ‘Il complesso Baader-Meinhof’.

Le polemiche sono già pronte. In Germania. Il mio interesse è invece molto più privato. L’immagine proustiana di un ragazzo che sorride ascoltando ‘si è suicidato con un colpo alla nuca sparato da un metro e mezzo’ ed il pensiero che la Polizia deve agire da Polizia, impossibile negarselo.

lunedì 1 ottobre 2007

Conoscete Matmos?

Suoneranno - in unica data in Italia, mi pare di capire - il prossimo 12 ottobre a Firenze, nella inconsueta cornice del Teatro della Pergola.

"Il rinomato duo elettronico, M.C. Schmidt e Drew Daniel, suonerà nuove composizioni e presenterà nuovi video dalla loro prossima uscita, che comprende anche musica realizzata insieme a Robert Ashley", recita il comunicato stampa che ho trovato oggi tra le mie email. Quale occasione migliore per rispolverare l'intervista che ho avuto l'onore di fargli nella primavera dell'anno scorso?


Ho ancora nelle orecchie i ritratti di Ludwig Wittgenstein, Valerie Solanas, Patricia Highsmith, Darby Crash, William S. Burroughs, Ludwig II di Baviera quando inizio la chiacchierata con Drew, uno dei due Matmos, che mi sorprende così:
“La prima domanda che voglio farti è questa: sei per caso arrabbiato che non abbiamo dedicato una canzone del nuovo disco ad un personaggio italiano?”
Si, forse, sicuramente in Italia avreste trovato personaggi interessanti cui dedicare uno dei brani di ‘The Rose Has Teeth In The Mouth Of A Beast’. Come è nata l’idea di una galleria di ritratti sonori?
“Stavamo lavorando ad un’installazione, avevamo portato il nostro studio in un museo. Ogni mattina proponevamo al primo visitatore di sottoporsi ad un’intervista da cui avremmo poi realizzato un brano entro il giorno stesso. Ha funzionato. Così ci è sembrata una buona idea quella di ritrarre con il suono personaggi storici ed artisti piuttosto che sconosciuti incontrati per caso”.
Ogni ‘ritratto’ rispecchia musicalmente la personalità del personaggio cui è dedicato e così il disco ha un andamento stilisticamente discontinuo. Era quello che volevate?
“Sapevamo che c’era un rischio di questo tipo e abbiamo cercato di collocare i brani secondo un ordine che rendesse l’ascolto più fluido. Ma è normale che ogni canzone sia ‘individuale’ così come lo sono le persone cui sono dedicate.”
Viene voglia di andare a scoprire chi siano questi personaggi che in Italia non sono molto conosciuti.
“Alcuni sono sconosciuti pressoché in tutto il mondo (ride…), ma sono contento se chi ascolterà il disco avrà la curiosità di sapere qualcosa di più di questi artisti.”
Dopo una breve ricerca in rete sono arrivato a questa conclusione: quasi tutti i personaggi hanno due caratteristiche prevalenti, l’omosessualità e la morte violenta.
“Sono assolutamente tutti omosessuali – è Martin ora a rispondere – ed è una nostra reazione alla deriva conservatrice che si respira oggi in USA, anche se non credo che la destra cristiana radicale si interessi molto a cosa fanno i Matmos. I nostri dischi sono stati spesso etichettati come ‘gay music’ ed abbiamo voluto offrire un buon motivo perché continuassero a farlo (ride…). Quanto alle morti violente, non è stato un elemento che abbiamo valutato quando abbiamo scelto i personaggi. Forse, il motivo è che si tratta di persone dalle vite molto intense e decidere di togliersi la vita fa parte di questa intensità.”

1° Ottobre 2007

Tante cose finiscono oggi.
Tante cose continuano oggi.
Tante cose iniziano oggi.

Questo blog inizia oggi.

Ambelivabol!